Approfondimenti

In uno scenario mondiale sempre più competitivo e influenzato dal recente insorgere di conflitti internazionali e pandemie, si profilano nel quadro economico globale incertezza e instabilità con forti rischi al ribasso rallentamento dell’economia globale.

L’industria meccanica riveste in tutti i paesi industriali, Italia compresa, un ruolo particolarmente rilevante sia dal punto di vista quantitativo, in termini di occupazione, valore aggiunto e scambi internazionali, sia per il ruolo strategico che assolve. Vediamo quali sono le prospettive per questo settore per il 2023 analizzando e riassumendo una recente ricerca di Federmeccanica (link a https://www.federmeccanica.it/).

La produzione industriale

Dopo il primo semestre 2022 caratterizzato da segnali contrastanti, nel periodo luglio-settembre l’attività produttiva metalmeccanica ha evidenziato andamenti altalenanti con risultati in calo.

L’attività produttiva nell’Unione europea ha fortemente risentito degli effetti legati alle catene di approvvigionamento e alle dinamiche dei prezzi delle materie prime e, ancor di più, di quelli determinati dal conflitto russo-ucraino.

Le prospettive a breve nel settore metalmeccanico nazionale

Gli indicatori previsivi contenuti nell’indagine trimestrale, confermano il peggioramento della congiuntura settoriale evidenziato nella precedente rilevazione.  Pesano sulle previsioni gli ulteriori incrementi dei prezzi dell’energia e delle materie prime dovuti al prolungamento del conflitto russo-ucraino e la politica zero-covid adottata dalla Cina che contribuisce a creare sempre maggiori difficoltà nelle catene di approvvigionamento globali.

(fonte Federmeccanica)

L’industria meccanica in Italia

In Italia, il settore meccanico occupa circa 1.600.000 addetti risultando così il secondo in Europa dopo la sola Germania. Produce ricchezza (misurata con il valore aggiunto) per circa 110 miliardi di euro. Esporta beni per oltre 200 miliardi che rappresentano più della metà del fatturato settoriale. L’attivo del suo interscambio (pari a circa 50 miliardi di euro) contribuisce al totale riequilibrio della bilancia commerciale italiana, strutturalmente deficitaria nei settori energetico ed agro-alimentare.

(fonte Federmeccanica)